La Dakar 2022 si è da poco conclusa ed è stata, bisogna ammetterlo, una tra le più interessanti e seguite dell’epoca recente. Incerta tra le moto, innovativa tra le auto con l’arrivo della trazione elettrica di Audi e dei biocarburanti per la Hunter.
L’Italia tra le moto dopo tanti anni torna a sorridere grazie a due debuttanti la cui storia più diversa non poteva essere:
Danilo Petrucci che salta dalla sua KTM MotoGP alla KTM 450 Rally per affrontare la sua prima, incerta, Dakar.
Paolo Lucci da Castiglion Fiorentino (la patria del grande Meoni) in sella alla Husqvarna (leggasi KTM) del team italiano Solarys Racing.
La classifica finale li ha puniti e non mostra assolutamente il loro valore.
Danilo si è portato a casa una tappa ed è quasi sempre stato nella top20 di giornata a ridosso, e spesso davanti, piloti ben più esperti di lui. Ha chiuso 90esimo solo a causa di un banalissimo guasto di natura elettrica che lo ha inchiodato in mezzo al deserto (fusibile della pompa della benzina dei serbatoi anteriori bruciato).

Lucci ha rotto il motore della sua Husqvarna quando era 26esimo di generale e primo tra gli italiani dopo aver chiuso una prima settimana in difesa pronto per attaccare la top20 finale nella seconda settimana, quella “vera”.
Per i due italiani risultati bugiardi è vero, ma promettenti e che ci fanno ben sperare per il futuro di una categoria che ha visto gli italiani primeggiare per anni grazie a Orioli e Meoni salvo poi raccogliere troppo poco negli ultimi 20 anni.
Inutile dire che sia Petrucci che Lucci dovranno essere supportati per il 2023 dalla casa austriaca, se lo meritano. Entrambi hanno corso con versioni non aggiornate della 450 rally e forse poco adatte ai deserti sauditi che infatti hanno premiato la nuova 450 rally, ben più agile e facile e da guidare rispetto alla versione precedente.